Le appassionate parole di Ernesto
Pubblichiamo di seguito un articolo scritto da Ernesto Sabbioni, uno dei tecnici impegnati quotidianamente sul campo nelle attività di monitoraggio e sorveglianza del progetto LIFE ConRaSi.
Il tempo che passa brucia, alimenta la mia perpetua passione per la conservazione dell’Aquila di Bonelli e delle altre due specie, Lanario e Capovaccaio, per i quali è in azione il progetto Life ConRaSi. Frenare il loro declino, invertire il loro destino, dargli un futuro è stato il mio impegno in questi ultimi anni.Io sono una piccola rotella nel grande ingranaggio del progetto Life ConRaSi, nel quale insieme al collega Pino ed altri operatori ci occupiamo di censire e controllare i siti sensibili delle specie a rischio integrate nel progetto e di seguire la loro evoluzione nel periodo che va dal corteggiamento, all’occupazione dei nidi, alla schiusa delle uova, all’involo dei pulli e al loro progressivo svezzamento.
Siamo i guardiani discreti, i custodi vigili di questi processi, un monito ed un baluardo contro un nemico che spesso possiede risorse, mezzi ingenti ed imprevedibilità d’azione. Cacciatori senza scrupoli, bracconieri che prelevano i nidiacei arrecando enorme danno a queste specie che insieme ai problemi legati al Trichomonas, all’elettrocuzione, all’avvelenamento, ai pesticidi e alla continua perdita di habitat, rischiano ogni giorno la loro estinzione. Per tutto questo la mattina ci alziamo presto e ci mettiamo in cammino prima del sorgere del sole, maciniamo centinaia di chilometri, seguiamo tracce GPS dei giovani “marcati”, studiamo il territorio, osserviamo le interazioni tra gli animali e le rupi idonee per la futura nidificazione. Programmiamo monitoraggi studiando i vari parametri e prospetti, basati sia sui rilevamenti degli anni precedenti ma anche sulle evoluzioni delle situazioni attuali, registrate dai componenti e dai comportamenti delle coppie. Tempistiche queste legate all’etologia, alle risorse trofiche e alla composizione dei territori scelti dai rapaci che rendono il quadro di ogni coppia diverso dal punto di vista analitico.
Sono forti e suggestive le emozioni e i ricordi che rimangono, stagione dopo stagione, dall’osservazione dell’arco biologico di queste specie; è straripante, travolgente lo stupore che si prova ogni volta che riusciamo ad intravedere il candido piumino di un pullo appena nato. Si sente dentro l’energia dirompente di una nuova vita che nasce, che sprigiona felicità incontenibile ed un senso di elettrico fervore, seguito poi da una mistica rilassatezza dovuta alle grandi energie profuse nel continuo lavoro di campo. Siamo in gioco e sempre presenti in ogni condizione di tempo.
La progressiva crescita dei pulli, il loro graduale svezzamento da parte degli adulti ci porta a vivere attimi intensi di intimità che spesso spontaneamente ci commuovono. I primi battiti d’ala e l’involo dei piccoli ci ripagano di ogni sforzo, ci danno fiducia nel futuro, sono il coronamento del lavoro svolto.
Per noi operatori del Life ConRaSi si chiude un ciclo, un’annata, ma per i giovani rapaci involati è l’inizio di una nuova vita, a volte piena di pericoli, lontana dalle protezioni che offriva il nido e l’attenta cura dei genitori.
Da sempre questi animali sono fonte d’ispirazione e di attrazione per l’uomo che li osserva: “si librano staccandosi dalle rupi con disarmante facilità ed armonia, domano il vento e le intemperie, ai margini delle nefandezze dell’uomo dove la Natura sembra resistere agli scempi subiti”. Alla loro vista l’animo si accende di emozioni ataviche, che sono parte del bagaglio ancestrale, oscuro e primordiale che ci riporta alle nostre origini, a quel rapporto stretto e fascinoso che avevamo con la Natura e nello stesso tempo ci proietta nel futuro, nell’immaginario di poter volare. Questo sentire dà valore e sostanza a tutta la materia imponderabile di quei pensieri che sfidano le leggi fisiche e riflettono ogni ovvietà che ci incatena e lega al peso dei nostri corpi, alla fisiologia del nostro essere.
Il mio sogno, per il quale lavoro costantemente, instancabilmente e sempre con grande soddisfazione, è quello di vedere questi uccelli liberi nella loro naturalezza senza pregiudizi, lontani dalla morsa delle mani dell’uomo che, per il suo egoismo, li vuole relegare alla cattività di gabbie e geti; nei miei pensieri vedo il loro areale crescere, rendere sensibili alla loro bellezza e alle loro fragilità le generazioni future per poter creare legami e ponti di conoscenza e rispetto. Auspico che i cieli di Sicilia e del mondo intero siano lo scrigno di questi affascinanti rapaci e fonte, come è stato in passato, d’ispirazione e di sani sentimenti per i bimbi che guardando in su possano trovare le loro ali spiegate.